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Vicus Caprarius: la Città dell’Acqua

A pochi passi dall’iconica Fontana di Trevi, in Vicolo del Puttarello 25, si cela una delle meraviglie archeologiche più affascinanti di Roma: il Vicus Caprarius, conosciuto anche come la Città dell’Acqua. Questa area, rimasta per secoli dimenticata, è stata scoperta meno di due decenni fa durante la costruzione di un cinema, rivelando un complesso di straordinaria importanza storica e culturale che affonda le radici nell’epoca imperiale. Il fatto che l’acquedotto Vergine non sia mai andato completamente in rovina è testimoniato, tra l’altro, dalla bimillenaria stratificazione di costruzioni presenti nella zona del Trivium, che era il nome originario dell’area dove oggi sorge la fontana di Tr

Alla fine degli anni Novanta, lavori di scavo per ristrutturazione e consolidamento in un gruppo di immobili presso la fontana portarono alla scoperta di una vasta e complessa area archeologica, oggi riorganizzata e visitabile con il titolo “La città dell’acqua”. Durante queste operazioni, emersero le tracce di un’insula di età neroniana che dava sul Vicus Caprarius, poi convertita in parte in una domus signorile di epoca imperiale, a metà del IV secolo, e in parte in una grande cisterna di raccolta, per l ‘appunto, dell’Acqua Vergine. Nello stesso comprensorio, e in parte sovrapposti ai precedenti, sono stati portati alla luce anche resti di edifici del XII e XIII secolo; dell’urbanizzazione di quell’epoca sono del resto visibili le tracce nel portico medievale conservato sul lato della piazza, di fronte alla fontana.

Situato a oltre nove importanti metri di profondità rispetto al moderno livello stradale, Vicus Caprarius è il risultato di una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza Archeologica di Roma tra il 1999 e il 2001. Gli archeologi hanno riportato alla luce un vasto complesso edilizio, comprendente i resti di un grande serbatoio d’acqua, che testimonia la stratificazione archeologica che caratterizza il Rione Trevi. Inaugurato al pubblico nel 2004, questo sito offre uno spaccato di storia della città, raccontando eventi significativi come la realizzazione dell’Aqua Virgo, l’incendio di Nerone, il sacco di Alarico e l’assedio dei Goti.

La storia di Vicus Caprarius è intrisa di cambiamenti e trasformazioni. Le strutture più antiche risalgono a un’insula, simile ai moderni condomini, edificata subito dopo il devastante incendio del 64 dC, durante il regno di Nerone. Con il passare dei secoli, questo edificio si trasformò in una domus signorile nel IV secolo, ornata con marmi policromi e mosaici che ne testimoniavano l’opulenza. Nonostante le razzie ei saccheggi perpetrati dai barbari, l’area non conobbe mai una vera e propria obsolescenza, come dimostrano i resti di un insediamento medievale databile fra il XII e il XIII secolo, costruito con materiali di riuso, un chiaro segno di continuità storica .

Il soprannome “Città dell’Acqua” deriva dal Castellum Aquae, una cisterna imponente costruita nel II secolo dC che serve per immagazzinare l’acqua proveniente dall’acquedotto Vergine. Questo sistema idrico, voluto da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, alimentava le terme nella zona del Campo Marzio ed è l’unico degli acquedotti romani ad essere rimasto in funzione fino ad oggi, rifornendo numerose fontane, tra cui la celebre Fontana di Trevi . Il Castellum Aquae ha una capacità di ben 150.000 metri cubi ed è ingegnosamente progettato con due camere comunicanti, rivestite di una miscela di mattoni e calce per garantire l’impermeabilizzazione. Sorprendentemente, l’acqua continua a scorrere all’interno di questo antico serbatoio, testimoniando l’incredibile ingegneria romana.

L’esperienza di visita di Vicus Caprarius è arricchita da un piccolo antiquarium che ospita una vasta gamma di reperti rinvenuti durante gli scavi. Qui i visitatori possono ammirare preziosi rivestimenti in marmi policromi, raffinate decorazioni e frammenti di statue marmoree, come la testa di Alessandro Helios, nonché anfore africane utilizzate per il trasporto dell’olio. Tra i tesori più interessanti, spicca un “tesoretto” di oltre 800 monete, probabilmente i risparmi di un servo, un ritrovamento che parla di storie personali in un contesto storico.

Ma la scoperta di Vicus Caprarius non è solo una questione di reperti. Essa rappresenta un viaggio attraverso i secoli, rivelando le molteplici fasi di vita di un’area che ha visto la trasformazione di edifici da insula a domus, fino a giungere alle abitazioni medievali che riutilizzarono materiali romani. Questa pratica di riuso è emblematica della continuità culturale che caratterizza Roma e delle sue stratificazioni architettoniche.

Il sito archeologico di Vicus Caprarius non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza che invita a riflettere sulla storia di Roma e sulla sua straordinaria capacità di rigenerarsi nel corso dei millenni. La prossima volta che ci si trova a passeggiare nei pressi della Fontana di Trevi, vale la pena scendere in questo angolo nascosto della storia e lasciarsi incantare dalla magia dell’acqua e dalle storie che essa racconta. In questo modo, la Città d’Acqua non sarà solo un nome, ma un’esperienza viva e pulsante nel cuore di Roma.

Foto di copertina di Lalupa – Opera propria, CC BY-SA 3.0

L’articolo Vicus Caprarius: la Città dell’Acqua proviene da CorriereNerd.it.

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