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San Luigi dei Francesi a Roma

Nel 1478 la colonia francese a Roma, ottenne una permuta con l’abbazia di Farfa, che possedeva un terreno nei pressi di Piazza Navona, in cui sorgevano alcune chiese. Nello stesso anno papa Sisto IV confermò la permuta e riuní le chiese in una sola parrocchia intitolata alla Concezione della Beata Vergine Maria, a San Dionigi e a San Luigi re di Francia ( patroni della Nazione Francese) e istituí una Confraternita con lo stesso nome, primo nucleo della Congregazione dei Pii Stabilimenti Francesi, che ancora oggi amministra le fondazioni religiose della nazione, a Roma e a Loreto. Fra il 1508 e il 1518 fu autorizzata la costruzione della nuova chiesa, sul luogo delle preesistenti fabbriche religiose e su parte della piazza antistante. La costruzione del Tempio dei Francesi cominciò nel 1518 sotto la direzione di Jean Chenevières, e nel 1531 era giá in parte edificato anche se le vicende architettoniche furono lunghe e si conclusero solo alla metá del Settecento. Della struttura imposta all’edificio dall’architetto lionese nella fase iniziale ( probabilmente una piccola chiesa a base tonda) purtroppo non rimane quasi nulla. Nel 1524 il cantiere ebbe un momento di stasi dovuto in parte al Sacco di Roma del 1527 e in parte alla mancanza di fondi; i lavori ripresero durante il pontificato di Paolo III Farnese e dal 1549 iniziò una nuova fase costruttiva durante la quale fu impostata la pianta longitudinale della chiesa. Un momento significativo nelle vicende architettoniche del tempio francese si ebbe alla fine del Cinquecento grazie alle generose donazioni di Caterina de Medici, regina di Francia, che cedette anche un intero isolato annesso al suo palazzo, l’attuale Palazzo Madama, per l’ampliamento della chiesa e per l’Ospedale dei Francesi. Responsabile della fase conclusiva della struttura fu Giacomo della Porta, probabilmente in veste di supervisore progettuale e autore del prospetto, coadiuvato da Domenico Fontana, ( all’epoca architetto di fiducia di papa SistoV) a svolgere le funzioni di capomastro nell’effettiva realizzazione della facciata.

La facciata fu finita nel 1588, ed era stupefacente: un ampio prospetto a due ordini rivestito di travertino e sormontato da un timpano triangolare che ricordano il lessico michelangiolesco. Nella nuova facciata fu inoltre inserito parte del materiale scultoreo tratto dal distrutto tempio di Chenevières.

Lo spazio interno della chiesa è qualificato da una pianta a tre navate scandite da massicce arcate separate da pilastri, definite lateralmente da cinque cappelle per parte concluse da un profondo presbiterio e coperte da un’elaborata volta a botte; l’ambiente è rivestito da sontuosi parati di gusto rococò da stucchi e da una profusione di marmi pregiati.

Nonostante le aggiunte settecentesche e i rimaneggiamenti ottocenteschi, le cappelle della Chiesa di San Luigi sono un vero e proprio museo della pittura romana a cavallo del Cinque e Seicento, tra tutti gli interventi eminenti si possono ricordare quelli del Domenichino, gli affreschi della Cappella di Santa Cecilia di Guido Reni, del Caravaggio nelle celeberrime tele dedicate a San Matteo (ultima cappella a sinistra). Dalla sagrestia posta infondo alla navata destra, si accede al Palazzo di San Luigi.

di Annarita Sanna

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