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Il Fantasma della nobile poetessa

La Basilicata e in particolare il territorio di Materia è un luogo meraviglioso ricco di storia, arte e appassionate leggende.  Il castello di Valsinni si erge maestoso sulle colline della Basilicata, dominando il paesaggio circostante. La sua storia millenaria lo rende un autentico tesoro storico e artistico di inestimabile valore. Secondo le testimonianze storiche, il castello fu costruito intorno all’anno 1000, su una preesistente fortificazione longobarda. La sua posizione strategica, su una rupe a picco sul fiume Sinni, consentiva un controllo totale del territorio circostante. L’architettura del castello di Valsinni è affascinante e imponente. Le sue forme, perfettamente conservate, esprimono il potere e la grandezza dei nobili che l’hanno abitato nel corso dei secoli. La disposizione dei merli e delle feritoie contribuisce a creare un’atmosfera classica e suggestiva, che testimonia le antiche tradizioni militari. Nel corso dei secoli, il castello subì diverse modifiche e ampliamenti, riflettendo l’evoluzione degli stili architettonici e delle necessità difensive. Tuttavia, conserva ancora intatta la sua magnificenza originaria, grazie a un accurato lavoro di restauro che ne ha preservato l’integrità.

Oggi monumento nazionale, il maniero dall’aspetto aragonese conserva al suo interno opere, documenti e scritti che testimoniano le vicende esistenziali di Isabella Morra, di cui sembrano risuonare ancora alcuni dei versi – pubblicati postumi – scritti durante l’angosciosa prigionia cui fu costretta prima della morte per mano dei fratelli. Isabella visse in quel castello maestoso, custode di antichi segreti e sinistri intrighi, fino alla fine dei suoi giorni.

La leggenda si dipana nel momento in cui tre dei suoi stessi fratelli, Decio, Fabio e Cesare, cospirarono per mettere fine alla sua vita. La motivazione? La maledetta convinzione che Isabella intratteneva una relazione proibita con il nobile Diego Sandoval De Castro, signore del vicino feudo di Bollita. A dire il vero, Sandoval era sposato e padre di famiglia, e la sua provenienza spagnola faceva sorgere un’anomala avversione nei cuori dei Morra, devoti filo-francesi.

Ma cosa possono comprendere i cuori ciechi e ombrosi dell’amore e della passione? La luce che emana da una connessione spirituale che supera le barriere del tempo e dello spazio? Nulla. Nulla possono comprendere, eppure osano giudicare Isabella senza pietà alcuna. Isabella, ingenua e travolta dall’entusiasmo della sua giovinezza, continuò a scrivere al suo amore proibito, inconsapevole del tragico destino che già si stava delineando alle sue spalle. E così, in una fredda notte d’inverno, l’innocenza e il talento di Isabella furono stroncati brutalmente dalle mani avide dei suoi stessi fratelli. Lo fecero in nome di un onore fasullo e di una ragion di stato tanto vuota quanto crudele. Senza un briciolo di umanità, i fratelli regalarono a Isabella la morte e si divisero avidamente la sua dote.

Si dice che ancora oggi, l’anima triste di Isabella si aggiri silenziosamente tra le mura del Castello di Valsinni, avvolta in un mantello bianco che fluttua nell’aria. I suoi lunghi capelli biondi brillano come raggi di luce nella notte eterna, mentre il suo spirito sofferente cerca perennemente giustizia e redenzione.

La sua tomba, un mistero irrisolto, continua a eludere la ricerca umana. Perfino il grande Benedetto Croce, illustre studioso e conoscitore dell’arte, ammirava le parole potenti e liriche immediate di Isabella. La sua poesia, definita appassionata e personalissima, può ancora essere sentita come un lamento sussurrato tra antiche pietre e mura desolate. E così, lungo i secoli, la triste storia del Castello di Valsinni continua a far vibrare le corde dell’anima umana, testimoniando la potenza del dolore e della brutalità del destino.

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