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E se la fiaba de “La Bella e la Bestia” fosse realmente accaduta in Italia?

“La Bella e la Bestia” è una celebre fiaba europea, conosciuta in molteplici varianti. Le sue origini potrebbero risalire a una storia di Apuleio contenuta ne “L’asino d’oro”, anche noto come “Le metamorfosi”, intitolata “Amore e Psiche”. La prima versione edita della fiaba fu pubblicata nel 1740 da Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve in “La jeune américaine, et les contes marins”. Tuttavia, altre fonti attribuiscono la prima ricreazione del racconto a Giovanni Francesco Straparola nel 1550.

Una delle teorie più affascinanti è che la storia possa essere ispirata a una vicenda reale accaduta sulle sponde del lago di Bolsena, in provincia di Viterbo. Qui, nel Cinquecento, viveva un uomo chiamato Pedro Gonzales, noto anche come Petrus Gonsalvus, affetto da ipertricosi, una rara malattia che causa una crescita abnorme di peli su tutto il corpo, viso compreso. All’epoca, le persone con questa condizione erano considerate selvagge, poiché la pelosità era vista come un tratto distintivo dei “selvaggi” di cui favoleggiava l’Ariosto nell’”Orlando Furioso”.

Pedro Gonzales arrivò in Europa in circostanze straordinarie. Fu catturato a Tenerife, parte dell’etnia dei Guanci, l’ultima a piegarsi alla colonizzazione spagnola delle Canarie. Portato in dono al matrimonio del re di Francia Enrico II con Caterina dei Medici, Pedro fu presentato alla corte di Francia, dove il re decise di educarlo come un cortigiano. In poco tempo, Pedro divenne colto, educato e sensibile, sfidando le aspettative di coloro che lo vedevano solo come una curiosità esotica.

Caterina de’ Medici, con l’intento di generare una dinastia di “selvaggi” al servizio del re di Francia, decise di trovare una moglie per Pedro. Scelse una donna bella e robusta, sperando di vedere la caratteristica pelosità trasmessa ai figli. Tuttavia, solo il terzo e il quarto dei loro figli ereditarono l’aspetto del padre. La famiglia Gonzales divenne presto famosa in tutta Europa, con quadri che ritraevano Pedro e i suoi figli pelosi, alimentando la leggenda che avrebbe ispirato “La Bella e la Bestia”.

Con il declino della dinastia Valois, Pedro e la sua famiglia furono ceduti dalla corona francese ai principi di Parma. Ranuccio Farnese, che governava Capodimonte presso il lago di Bolsena, riconobbe a Pedro il rango di gentiluomo, richiedendo in cambio occasionali esibizioni pubbliche. Così, la famiglia Gonzales trovò una nuova dimora in Italia, dove la loro storia continuò a suscitare curiosità e meraviglia.

Questa immortale fiaba ha continuato a vivere anche nel cinema e nella cultura popolare. Nel 1991, la Disney produsse una versione animata di “La Bella e la Bestia“, diretta da Kirk Wise e Gary Trousdale, con sceneggiatura di Linda Woolverton e musiche di Alan Menken e Howard Ashman. Il film vinse numerosi premi, tra cui l’Oscar per la migliore canzone originale e la migliore colonna sonora, ed è considerato uno dei più grandi classici Disney. La versione Disney introduce diversi cambiamenti rispetto alla storia originale. Ad esempio, i servitori del castello appaiono sotto forma di oggetti personificati, a causa di una maledizione che colpisce anche loro. Belle, il cui padre Maurice è un inventore, ha un solo pretendente, Gaston, che rappresenta l’archetipo dell’uomo arrogante e presuntuoso. La storia culmina con la redenzione della Bestia, grazie all’amore disinteressato di Belle. “La Bella e la Bestia” ha avuto un impatto duraturo, con sequel e adattamenti che continuano a reinventare la fiaba. Tra il 1997 e il 1998, furono prodotti due sequel direct-to-video: “La Bella e la Bestia – Un magico Natale” e “Il mondo incantato di Belle”. Nel 2017, un remake live-action diretto da Bill Condon e interpretato da Emma Watson e Dan Stevens ha riportato la fiaba sul grande schermo, confermando ancora una volta il suo fascino intramontabile.

Fonte:  Roberto Zapperi nel libro ‘L’ incredibile storia di Pedro Gonzales e dei suoi figli’.

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