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Antropologia della Schiavitù

“Finchè l’uomo sfrutterà l’uomo, finchè l’umanità sarà divisa tra padroni e servi, non ci sarà nè normalità, nè pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.”

Pierpaolo Pasolini

Essere schiavo… sentirsi schiavo… essere definito schiavo… Cosa potremmo fare invece NOI per ribaltare questo stereotipo? Se riflettessimo allo specchio questo insidioso e dispotico termine socio-culturale comproveremmo che non può riflettere nulla di positivo.  Il non essere schiavo, il non sentirsi schiavo, essere parte di qualcosa con il quale condividere la nostra vita, comporterebbe a tutti qui quei fattori di unione e solidarietà tra le genti: uguaglianza, parità dei sessi… diritti, per i quali ancora adesso in molte parti del mondo si sta lottando con tenacia e caparbietà. Le stesse donne, vittime ancora oggi di un sistema patriarcale ben radicato, hanno iniziato a ribellarsi e urlare a gran voce.

“Quanto più libere saranno le donne, tanto più lo saranno gli uomini. Perché chi rende schiavo è a sua volta schiavo.“ 

Louise Nevilson

Finchè ci sarà Schiavitù ci sarà sempre un progressivo annientamento di libertà dei diritti umani. Per molti secoli e ancora oggi se pure in modo velato, la schiavitù è sempre stato un concetto di “desocializzazione”. Lo schiavo non può, non ha il diritto di fondare una società, non ha la possibilità di avere un legame, un’appartenenza a qualcosa, a qualcuno. Gli schiavi sono emeri embrioni di un frutto senza la possibilità di maturare, di fondare radici, di riprodursi. Su cosa ruota la vita e il perché dello stare insieme? È il sistema di parentela, quel costrutto umano che regola la vita del nascituro tra dominazioni e regole, dove gira tutto e dove si costruisce la propria esistenza. In Africa, ad esempio, il rapporto parentale avviene all’interno di regni con struttura sociale molto complessa, l’appartenenza ad un gruppo è associato anche al corrispettivo culto degli antenati e continua cura verso chi non c’è più. Qui la fondazione di un lignaggio è un elemento importantissimo poiché è la base di tutto. L’appartenenza a un nucleo familiare prevede anche l’accesso o meno ai mezzi di sussistenza. Gli anziani hanno il ruolo della distribuzione di sementi in base ai rapporti parentali, in tal modo possono controllare i giovani, i quali, ricevono mezzi di produzione per la loro futura emancipazione.


Secondo l’antropologo Meillassoux, Il sistema di “spersonalizzazione” è stato molto sfruttato dal fenomeno del colonialismo (Africa, America), portando l’individuo ad essere solamente uno strumento di lavoro, senza riconoscersi più in se stesso, negli altri e nella società per la quale si è sottoposti a schiavitù. Si sviluppa una vera e propria crisi di identità. Non ci si può amalgamare con la società in questione, impossibile sentirsi parte di essa. Si insidia all’interno dell’individuo schiavizzato un forte senso di isolamento e di smarrimento identitario. Allacciandoci al concetto di “spersonalizzazione”, potremmo citare il caso di Cudjo Lewis,  riportato nell’opera “Barraccon l’ultimo schiavo” di  Zora Neale Hurston del 1931(una tra le scrittrici afroamericane più influenti nel panorama statunitense del ventesimo secolo).   E’ la storia dell’ultimo africano arrivato dall’Africa, raccontata da lui stesso. Grazie a questo esposto così personale e intimo, da un lato si ha la possibilità di entrare in un pezzo di storia lontanissima nei tempi, dall’altro viene portata alla luce anche tanta attualità. Cudjo, nel suo racconto, con grande sofferenza spiega come fosse pienamente cosciente che uno degli aspetti al quale doveva rinunciare era quello della sua persona, della sua storia e del suo nome. Dal racconto di questo ex schiavo la scrittrice ricava un libro, Barraccon, che sarà pubblicato solo nel 2018, poiché negli anni ’30 del secolo scorso nessun editore vuole pubblicare un libro-intervista di questo tipo e così sarà per altri 80 anni.  La Hurston, quando trascrive i racconti di Cudjo, usa il suo linguaggio: un inglese “dialettale” parlato dalla popolazione di colore. L’editore rifiuta il lavoro, chiedendo che sia riscritto in un inglese corretto. Hurston non accetta e non vedrà mai la pubblicazione della sua opera, la quale  avverrà solo pochi anni fa nel 2018.


Riguardo il concetto di schiavitù, potremmo citare anche le così dette leggi “ Jim Crow “ ( Il nome Jim Crow potrebbe  essere stato creato dall’attore Thomas D. Rice che, verso la metà del XIX secolo, interpretò uno schiavo chiamato Jim Crow dipingendosi la faccia di nero).   Furono delle leggi locali dei singoli Stati degli Stati Uniti d’America emanate tra il 1877 e il 1964. Servirono a mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di ” separati ma uguali ” per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi. Le leggi Jim Crow furono una delle cause principali per la grande migrazione afroamericana della prima metà del XX secolo dal sud verso il nord.

In conclusione, quando noi sentiamo la parola schiavitù, l’immagine che viene alla mente è legata alla storia, a qualcosa di distante, di “antico”. In verità, questa triste realtà non è mai finita. La schiavitù continua ancora oggi! Anche se offuscata dall’omertà, dall’ignoranza, dalla povertà, dall’arretratezza dei sistemi giuridici… Questa triste realtà, non riguarda solo i milioni di uomini, donne e bambini in tutto il mondo costretti a vivere in situazioni abominevoli. La schiavitù non è solo delle donne dell’Est, trascinate nella prostituzione, bambini che sono venduti e comprati da un paese all’altro dell’Africa occidentale, e uomini che sono costretti a lavorare come schiavi nei latifondi agricoli brasiliani…  La schiavitù colpisce anche noi. La schiavitù contemporanea prende molte forme, non vi è alcuna distinzione. E’ il sistema subdolo di cui tutti noi facciamo parte, è parte integrante della nostra quotidianità riflettiamo un attimo, possiamo notare che ci sono tante forme di schiavitù.  Ogni cosa che compriamo, dagli alimenti, all’abbigliamento, all’ elettronica, si nasconde uno sfruttamento enorme.  E’ quanto emerge da un’indagine condotta dalle organizzazione No profit slavery footprint, attivo da qualche anno negli Usa. Il questionario, ha studiato le modalità di produzione di circa 400 articoli di consumo diffusi nei paesi occidentali ed è giunto alla conclusione che un esercito di circa trenta milioni di schiavi, tanti quelli stimati oggi al mondo hanno contribuito a fabbricare ogni cosa che potete trovare… “La schiavitù è ovunque”. In un certo senso, si possono far rientrare nella definizione di schiavitù anche i lavori sottopagati o svolti in condizioni ambientali inadeguate. La Schiavitù è anche il farci manipolare da questo sistema corrotto che grava sulle vite di ognuno di noi, dal quale costantemente ci facciamo influenzare nei modi di pensare, di agire, di approcciarci con il prossimo. La schiavitù è sempre stata e continua ad essere la più squallida forma di sfruttamento dell’uomo sull’ uomo.

“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli.”,

Nelson Mandela.

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