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’68, una generazione in rivolta

I luoghi della contestazione Il 1968 è rimasto un anno famoso soprattutto per i movimenti studenteschi di protesta che si sono estesi, contemporaneamente, in gran parte del mondo. E’ lecito, comunque, domandarsi se queste rivolte furono espressione di aspettative e ribellioni condivise da una generazione nata nel dopoguerra, oppure il risultato dell’incontro di diversi movimenti nazionali con radici e tempi distinti.

La contestazione nasce negli USA, già dagli inizi degli anni 60, soprattutto nei campus universitari dove si sviluppano nuovi modi di vivere (sviluppo delle teorie psichedeliche e della Beat Generation) e svariate proteste (a favore dei diritti dei neri con la formazione del Black Power, contro la guerra nel Vietnam, contro l’ordine americano internazionale e nazionale). Centro della rivolta è il campus dell’università di Berkley. L’azione antagonista si sviluppa mediante occupazioni e cortei vari, spesso repressi in modo violento. Con gli anni 70, di conseguenza alla repressione e alla morte di Martin Luther King (leader del movimento dei neri), il clima si incendia e le agitazioni aumentano. Contemporaneamente agli Stati Uniti, il clima di malcontento si sviluppa in gran parte del pianeta. In Giappone le prime manifestazioni si sviluppano a cavallo tra il 67 e il 68, e il motivo principale risulta sempre la guerra del Vietnam (simbolo dell’imperialismo statunitense e comune denominatore di ogni protesta mondiale).
Si sviluppa un notevole sentimento anti americano che toccherà in seguito anche l’Europa. In seguito a questi due movimenti precursori si sviluppano disordini nella Nuova Repubblica Federale Tedesca, dove si contesta anche la precedente generazione nazista. Qui le rivolte studentesche lottano anche contro l’autoritarismo tipico dell’insegnamento e chiedono una nuova riforma universitaria. In Francia, invece, l’esplosione del mondo studentesco risulta giusto una scintilla che anticipa l’infiammarsi di altri vasti settori della società. Le prime proteste sono contro la riforma universitaria di Fouchet, oltre che contro la Guerra nel Vietnam. Nel 67 numerose facoltà vengono occupate e uno sciopero contro la riforma dell’istruzione arriva ad estendersi ad ogni settore lavorativo. Con l’inizio dell’ormai famoso Maggio Francese, poi, si sviluppano scontri violenti e barricate. Il paese risponde solidale alla violenta repressione, con uno sciopero generale.

In Italia, con l’aumento degli studenti universitari, si crea una nuova riforma universitaria contro la quale il movimento studentesco protesta violentemente. Questa riforma prospettava una adeguamento dell’università a questa crescita di iscritti e alle nuove esigenze economiche, mediante una nuova strutturazione dei corsi (con accessi limitati in modo selettivo). Le premesse dell’agitazione si sviluppano in un istituto di Trento che presentava una struttura selettiva nelle discipline sociologiche e una apertura generale negli studi tecnici. Oltre a ciò, si protesta anche contro la guerra del Vietnam, e gli studenti organizzano corsi alternativi in istituti autogestiti. Alcuni rettori, addirittura arrivano a dimettersi, protestando contro le violente repressioni adottate dalle forze dell’ordine contro le manifestazioni; molte università protestano restando chiuse. Si sviluppano notevoli manifestazioni antagoniste anche in Polonia e in Spagna; in generale, quasi tutta Europa partecipa alle proteste. I temi generali della rivolta sono: la guerra del Vietnam (anche perché primo esempio di guerra mass – mediatica), la massificazione del mondo studentesco, gli sbocchi incerti e la selettività di certi corsi universitari, esigenze di una maggiore libertà sessuale, contestazione dell’autoritarismo gerarchico universitario, contrasto tra la società di benessere e il terzo mondo.

Tematiche e ispirazioni del ’68 In questo periodo si sviluppano nuove tematiche politiche. I movimenti di rivolta, sorgono nei paesi in rapido sviluppo economico e mettono in discussione i modelli che hanno caratterizzato quella crescita. Vi è una forte ostilità verso l’imperialismo (particolarmente contro quello americano), soprattutto per il contrasto con il terzo mondo, dove alla miseria si aggiungono gli effetti di guerre devastanti. I movimenti studenteschi, quindi, sono di matrice pacifista. Herbert Marcuse è considerato da molti il profeta del ’68; filosofo, ispira con le sue opere numerosi movimenti studenteschi. Riprende e ridiscute le teorie di Marx, Hegel e Freud; è in contestazione con in capitalismo, che ha raggiunto ,secondo lui, uno stadio di sviluppo che lo spinge a creare nuovi bisogni, della cui naturalezza e indispensabilità deve persuadere i consumatori attraverso i Mass Media. Oltre a lui, tra gli altri influssi che hanno creato questo clima contestativo, c’è l’internazionale situazionistica: i situazionisti trattano con disprezzo gli studenti rivoltosi , sottolineando i vari contrasti fra la loro condizione di povertà e i loro pregiudizi elitari.

Malgrado tutto comunque le correnti di estrema sinistra conoscono nel ’68 un notevole sviluppo, soprattutto correnti anarchiche, trotzkiste e maoiste. Cresce, infatti, il numero di militanti anarchici anche se comunque svolgono un ruolo piuttosto modesto all’interno del movimento, più importanti i trotzkisti e i maoisti. In Italia si sviluppano diversi gruppi di sinistra ispirati dalla resistenza partigiana; nel ’69 diverse organizzazioni si uniscono fondando “lotta continua”. In seguito poi queste, date certe divergenze, prenderanno strade differenti, anche mediante la fondazione di diversi giornali: “potere operaio” con Toni Negri, “lotta continua” con Adriano Sofri (fra gli altri) e anche “il manifesto”, intermedio tra il Partito Comunista e l’Estrema Sinistra.

Forme e contenuti della contestazione
: Una della principali applicazioni degli ideali rivoluzionari di protesta, consisteva nella controcultura; un insieme di rotture e di alternative culturali eterogenee sia in origine che nelle loro manifestazioni. Nemici fondamentali della nuova sinistra americana (e quindi dei sostenitori della controcultura) oltre che la guerra del Vietnam, furono l’imperialismo americano e il razzismo. La controcultura coinvolge, più che gli studenti, coloro che rompono sia con gli studi che con la vita professionale. La costante è rappresentata dalla “strada” (il mito di una vita in viaggio, sulla strada) e dal misticismo orientale; i primi ispirati da scrittori della beat generation (su tutti “On the Road” di Jack Kerouac), mentre i secondi formano comunità marginali, soprattutto in California. Elemento fondamentale per la formazione dell’atmosfera dell’epoca è la musica: Bob Dylan, Joan Baez e altri cantautori trasformano la musica folk in un veicolo di contestazione.

Il grande raduno di Woodstock dimostra quanto sia importante questa specifica cultura giovanile, basata anche su una totale libertà sessuale e sul naturismo, con conseguente assenza di pudore. La controcultura rappresenta, comunque, il legame da una parte fra la marginalità e la protesta, dall’altra fra la contestazione culturale e politica. Si sviluppano delle università alternative, con corsi fondati su temi underground, sull’improvvisazione, sull’arte, sul Marxismo, sulla situazione politica cubana. In Francia, in Italia e in Spagna il movimento studentesco si rivolge alla classe operaia, cercando di portare la cultura al popolo, producendo controcultura, anche se la contestazione controculturale abbraccia esperienze più marginali. In Francia si manifesta mediante occupazioni e fondazioni di comitati rivoluzionari, dai quali nascono nuove idee e anche nuove opere d’arte. Esempi di quest’arte sono i manifesti del Maggio Francese, caratterizzati da uno stile falsamente trascurato e unenti immagini e testi vigorosi: riprendono graffiti che riproducono le rivendicazioni del movimento, simili a giornali murali, invitanti al dibattito politico.

 Un mondo in movimento: Nel 1968 è il Vietnam il punto sul quale si concentra l’imperialismo americano, che è contemporaneamente alle prese con vari movimenti di liberazione armati in America Latina e in altri continenti.. In Oriente già dal 1966 è in atto la rivoluzione culturale Cinese, che attraversa però in questo periodo una fase convulsa. La Russia, invece, è scossa dalla Primavera di Praga. Con tutte queste tensioni è ovviamente messo in discussione l’ordine mondiale e le divisioni definite durante il congresso di Yalta. Il mondo appare, così, in evoluzione, agli occhi dei movimenti studenteschi; i quali si interrogano se non sia giunta l’ora di cambiare le vecchie egemonie delle principali potenze mondiali. L’opposizione alla guerra del Vietnam è il punto comune che unisce i movimenti studenteschi di tutto il mondo : gli Stati Uniti, prima potenza mondiale munita di potentissime armi, contro uno dei più piccoli popoli di contadini asiatici. Politicamente il Vietnam risulta diviso in due parti: la Repubblica Democratica del Vietnam, comunista guidata da Hociminh, a nord; e la parte meridionale, sotto l’influenza Americana. Ma nonostante i mezzi impiegati dagli statunitensi, la popolazione settentrionale vietnamita resiste, riuscendo proprio nel 1968 ad occupare l’ambasciata a Saigon.

Tutto il mondo condanna il comportamento degli americani, rei di aver distrutto intere popolazioni, sfiorando il genocidio, quasi inutilmente, paragonandoli addirittura all’azione nazista della seconda guerra mondiale. Sul fronte sudamericano, nel 1967 viene ucciso il medico Ernesto Guevara , dirigente e teorico della rivoluzione cubana, deceduto in Bolivia durante una rivolta di minatori in una miniera di stagno. L’idea rivoluzionaria venne in particolare appoggiata dalla chiesa latino – americana , la quale diffuse ideali di giustizia e dignità umana, ricavandoli da una letterale interpretazione evangelica. Nel 1968, alla Conferenza di Medellin, durante la riunione dei Vescovi dell’America latina, vengono, infatti, prese posizioni in favore degli oppressi. Sempre in questo periodo, in Messico, durante l’apertura delle olimpiadi, l’esercito e la polizia reprimono nel sangue le manifestazioni studentesche per l’abolizione delle condizioni di miseria proprie dei ceti agresti. Le rivolte in questo periodo non risparmiano neanche il Blocco Sovietico: in particolare in Cecoslovacchia, imponenti contestazioni verso una società chiusa e contro la censura imposta all’espressione artistica e intellettuale.

Studenti e Operai Nel 1968 i movimenti studenteschi si rafforzano notevolmente e , con l’aiuto dei mezzi di informazione, acquistano una visibilità mondiale delle loro azioni. Parallelamente, il movimento operaio rimane ancorato a specifiche realtà nazionali; per questo l’incontro con i movimenti studenteschi avverrà solo in pochi casi, come in Francia e in Italia, senza però mai giungere ad una completa fusione. In Germania, infatti, gli studenti contestano da soli l’introduzione di leggi eccezionali; in Gran Bretagna il movimento operaio si disinteressa delle agitazioni studentesche, così come in Cecoslovacchia , in Messico e in Spagna. In Francia il movimento studentesco si incontra con quello operaio nel Maggio del 1968; resteranno affiancati nella rivolta, ma non uniti, anzi: il movimento studentesco funzionerà da detonatore nella agitazione operaia.

 
 Addirittura venne indetto uno sciopero nazionale (al quale parteciparono quasi un milione di persone) per protestare contro la violenta repressione operata dalla polizia contro gli studenti. In seguito a ciò tutte le maggiori industrie del paese decisero di scioperare, dando , in certi casi, l’avvio alle occupazioni. In Italia le ragioni della contestazione studentesca risultano simili a quelle francesi. Vengono create organizzazioni che accomunano studenti e operai, soprattutto a Genova, Pisa, Torino. Insieme affrontano le forze di polizia, solidarizzando tramite l’organizzazione di cortei e azioni comuni ( gli studenti entrarono in massa negli stabilimenti occupati a Torino e Milano). Il movimento durò, con volantini e riunioni comuni, fino all ’autunno caldo del 1969, quando le agitazioni e le rivendicazioni operaie presero il sopravvento su quelle del movimento studentesco.

Dalla crisi universitaria alla crisi politica:
Le crisi che scuotono il mondo nel 1968 raggiungono proporzioni e intensità diverse. Solito comune denominatore è rappresentato dagli studenti, in lotta contro le autorità e i governi; in Francia e in Italia, però, si sviluppano intensi confronti tra partiti e sindacati (rappresentanti degli strati popolari operai). Con l’incontro tra il movimento studentesco e gli altri settori della popolazione, risultò fondamentalmente destabilizzato il sistema politico nel suo complesso. In Francia, nell’arco di poche settimane, la crisi raggiunse alti livelli, travolgendo l’intera società. La reazione delle autorità fu prima di totale incomprensione, e poi di disorientamento di fronte all’ampiezza e alla rigidità dei movimenti. Risultarono quindi conseguenti, massicce misure repressive, con numerosi arresti e feriti sia tra studenti che tra le forze dell’ordine.
Come già detto, la conseguenza principale di questa violenta repressione fu lo sciopero nazionale ad oltranza, che venne proibito dal governo. Si moltiplicarono, così , il numero di feriti e arrestati, e la protesta assunse le sembianze di una vera e propria guerriglia urbana, con tanto di barricate. Furono quindi necessarie e indispensabili trattative tra i vari ministri e interlocutori e delegati dei movimenti: in cambio della cessazione di ogni forma di protesta, agli studenti arrestati venne concessa l’amnistia, e le università riaprirono. Ma tutti questi tentativi, alla lunga, fallirono , causando ancora pesanti scontri in particolare nel Quartiere Latino, dove vennero abbattuti alberi, erette solide barricate, lanciate pietre e molotov e rovesciate auto. Il bilancio di questo scontro risultò pesante, tanto da sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica francese. In seguito si svilupparono anche manifestazioni organizzate congiuntamente dagli studenti, dagli operai e dai professori: per circa dieci giorni la paralisi del paese risulta totale. Il generale dell’esercito francese, De Gaulle, arrivò quindi ad indire un referendum per “ricostruire” l’università francese dal punto di vista strutturale; ma anche questo non servì a sedare gli animi degli studenti, che inevitabilmente continuarono a manifestare il loro dissenso.
 
Infine, il presidente Pompidou decise di aprire un negoziato con i rappresentanti delle imprese operaie e con i sindacati. L’accordo fu raggiunto e ciò scaturì una momentanea cessazione degli scioperi. Ciò scaturì l’inevitabile crisi del partito Socialista e comunista, e dei movimenti estremisti. In Italia la protesta, simile a quella francese, assunse anche altre caratteristiche: proteste della sinistra extra parlamentare e uso dell’estrema destra come fuoco di sbarramento nei confronti dei movimenti di sinistra , la quale puntò ad innescare la spirale del terrorismo. L’attentato di Piazza Fontana, a Milano, nel 1969, rappresentò di fatto l’inizio dei successivi “anni di piombo”. Il governo, incerto sulle riforme sociali, per permettere la modernizzazione del paese, si destreggiò fra concessioni e arretramenti, come nel caso della legge sul divorzio, la cui applicazione si trascinò fino all’esito del referendum del 1974.
 Mentre in Francia il conflitto concentrò la sua protesta nell’arco di qualche settimana, il movimento Italiano si sviluppò mediante un processo graduale e lungo, che vide l’unione tra il movimento studentesco e il movimento operaio. Un’unione anche favorita dalla natura dall’importanza della repressione e dalle condizioni sociali: la forza di studenti o neo laureati senza un impiego corrispondente alla loro formazione e l’emergere soprattutto nel settore metallurgico di un proletariato industriale senza tante tradizioni e culture sindacali. I conflitti si estesero in diverse città, regioni e provincie e realtà locali, ma con una matrice organizzativa comune. Il Partito Comunista Italiano instaurò ben presto un dialogo con l’estrema sinistra studentesca e , anche se non subito, mostrò un’apertura maggiore rispetto alla Francia. Dal 1968 al 1977 il Partito Comunista Italiano considerò notevolmente i movimenti rivoluzionari studenteschi e operai, come una componente fondamentale per il cambiamento politico – sociale futuro.

Nonostante che i movimenti di contestazione
abbiano generato, ovunque, grandi trasformazioni sociali, l’attesa rivoluzione da molti predetta e sperata, nel 1968 non c’è stata. Negli Stati Uniti le proteste contro la guerra del Vietnam e l’isolamento del paese sulla scena internazionale costrinsero Washington a trattare la pace, e in quattro anni le truppe si ritirarono. In Francia, invece, il potere sembrò uscire vittorioso: le conquiste ottenute dagli studenti furono poca cosa e gli operai ottennero solo aumenti salariali che poi verranno, in seguito, annullati dall’inflazione. Comunque, sul piano politico, le proteste riuscirono a scalzare il prestigio e l’autorità del generale De Gaulle, che lasciò il potere dopo la sconfitta del referendum del 1969. In Italia e in Germania, purtroppo, in seguito a questo periodo inizieranno a comparire gruppi terroristici: le Brigate Rosse e i RAF.
Nel 1972 l’attentato Palestinese durante le Olimpiadi di Monaco screditò notevolmente i movimenti rivoluzionari in generale. Nel 1973 avvenne un colpo di stato in Cile, che evidenziò le difficoltà del movimento popolare di far fronte all’intervento dell’esercito, e riabilitò la sinistra democratica e comunista, repressa dal regime dittatoriale del Generale Pinochet. Nel 1975 in Portogallo, con la Rivoluzione dei Garofani, si allontanò la prospettiva globale di un alternativa rivoluzionaria. In Francia, F. Mitterand, presentatosi come candidato unico per la sinistra, sfiorò per poco la vittoria. In Italia, come già detto, iniziò un periodo buio, con gruppi sovversivi di estrema destra e di estrema sinistra che misero a repentaglio la democrazia, con attentati e scontri. Attentati di matrice fascista vennero compiuti a Milano, a Brescia, a Bologna mentre le Brigate Rosse misero in atto una strategia basata su rapimenti ed omicidi politici. Il più eclatante fu quello dell’ex Presidente del Consiglio Aldo Moro, rapito e poi ucciso nel 1978. Comunque il periodo che ebbe inizio con il 1968 sarà sicuramente ricordato come caratterizzato da un grande fermento sociale: con l’affermazione del femminismo viene resa dignità alla figura della donna, troppo spesso rilegata ad un semplice ruolo domestico, inoltre si svolse il referendum sull’aborto, venne rivoluzionata la vita quotidiana tradizionale, il matrimonio, la divisione dei lavori domestici, la sessualità, la liberalizzazione dei costumi, il diritto allo studio, l’ecologia. Anche la controcultura importata dagli stati uniti, conobbe il proprio sviluppo negli anni 70: fiorirono riviste e movimenti undergoround, si svilupparono nuovi ideali e modi di vivere, con il ritorno alla terra oppure mediante la ricerca mistica e anche con l’uso e la diffusione di droghe.
Trent’anni più tardi il riflusso degli ideali rivoluzionari risulta evidente, le società industriali hanno dato prova delle loro capacità di assorbire i traumi e anche di integrare gli artefici della contestazione e alcuni valori da essi sostenuti, nel sistema. L’evoluzione dei costumi, sia nella sessualità che nella vita privata è incontestabile, come la trasformazione dei rapporti educativi e dei metodi pedagogici, dalla scuola all’università. La “gioventù” è diventata un soggetto sociale, di specifica attenzione; i tempi di lavoro sono stati ridotti; la qualità della vita, anche culturalmente è migliorata. Possiamo, in conclusione, dire che le utopie del ’68, sono rimaste tali nella loro complessità , ma che è cambiato il modo di porsi nella società , in tutti i suoi aspetti. Questi anni hanno sicuramente favorito aperture ideologico – culturali – sociali e cono stati anticipatori delle trasformazioni future.

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