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2028: la fine del mondo (informatico) può attendere!

La storia dell’umanità è costellata di momenti critici in cui la nostra tecnologia, anziché rappresentare una soluzione, è divenuta fonte di ansia e preoccupazione. Fra i vari episodi degni di nota, il cosiddetto Millennium Bug, o Y2K, resta impresso nella memoria collettiva come un potenziale disastro evitato per un soffio. E come non pensare al recente down globale causato dalla maledetta “blue screen of death” che ha messo in ginocchio, il 19 luglio 2024, l’intero mondo per un problema di aggiornamento di un software antivirus? Ora, alle porte del 2038, un nuovo spettro aleggia sulla nostra civiltà tecnologicamente avanzata: il Bug dell’Anno 2038. Ma esattamente cosa succederà il 19 gennaio di quell’anno, e perché dovremmo preoccuparci?

La tecnologia che permea ogni aspetto della nostra vita moderna è basata su sistemi informatici che, per funzionare correttamente, devono sapere esattamente che ora e che giorno sia. Per farlo, questi sistemi utilizzano quello che si chiama “Epoch Time”. Nei sistemi Unix e Linux, l’Epoch Time è iniziato il 1º gennaio 1970. Ogni secondo da quella data è stato conteggiato, creando un valore che può essere utilizzato per calcolare l’ora e la data attuali. Il problema, tuttavia, risiede nel fatto che questo contatore di secondi è tipicamente un numero intero a 32 bit con segno.

A cosa porta questa limitazione? A un semplice e allo stesso tempo inquietante risultato: alle ore 03:14:07 del 19 gennaio 2038 (tempo universale standard), il contatore raggiungerà il suo massimo valore positivo e poi, come un contachilometri che torna a zero, inizierà a contare in negativo. Questo significa che molti sistemi informatici torneranno improvvisamente a credere di essere nel 1901, causando un potenziale caos.

Ma prima di immaginare un’apocalisse tecnologica, è fondamentale comprendere che il panorama del 2038 non è lo stesso di quello del 2000. Da quando il problema è stato identificato, gli esperti di tutto il mondo hanno lavorato incessantemente per trovare soluzioni. Alcuni sistemi operativi moderni, come le versioni più recenti di Linux, hanno già implementato modifiche che estendono la capacità del contatore temporale a 64 bit, spostando la prossima “scadenza” tecnologica così lontana nel futuro da renderla quasi irrilevante.

Tuttavia, il mondo non è composto solo da sistemi moderni e aggiornati. Un numero considerevole di dispositivi e sistemi software, specialmente quelli integrati in macchinari industriali e infrastrutture critiche, funzionano ancora con architetture a 32 bit. Questi sono i veri protagonisti della nostra potenziale crisi. Molti di questi dispositivi sono progettati per durare decenni senza essere aggiornati, e il loro malfunzionamento potrebbe avere ripercussioni significative.

Guardiamo al passato per trarre lezioni utili. Il Millennium Bug ha sollevato preoccupazioni simili, con previsioni catastrofiche che si sono rivelate largamente esagerate. Tuttavia, ciò è avvenuto non per un miracolo tecnologico, ma grazie a uno sforzo concertato e globale per aggiornare e correggere i sistemi informatici. Centinaia di milioni di dollari sono stati spesi in aggiornamenti e verifiche, prevenendo così il disastro.

Analogamente, possiamo aspettarci che il Bug del 2038 venga affrontato con lo stesso livello di serietà e impegno. Le grandi aziende tecnologiche sono già all’opera per aggiornare i loro sistemi, e molti dispositivi critici sono sotto esame per garantire che siano pronti per la fatidica data. Tuttavia, la sfida maggiore risiede nei sistemi più datati e meno visibili, quelli che operano silenziosamente nelle profondità delle infrastrutture pubbliche e industriali.

Un aspetto che rende il Bug del 2038 particolarmente interessante dal punto di vista della narrativa tecnologica è la natura ciclica dei problemi di data nei sistemi informatici. Non è la prima volta che ci imbattiamo in un simile problema, né sarà l’ultima. Ogni generazione di programmatori e ingegneri informatici sembra destinata a confrontarsi con la finitezza delle risorse temporali nei loro sistemi. Questo ci ricorda che, nonostante tutti i nostri avanzamenti, siamo ancora limitati dalle fondamenta matematiche e logiche su cui costruiamo la nostra tecnologia.

Il 19 gennaio 2038 non porterà l’apocalisse. Al massimo, sarà un giorno di intenso lavoro per alcuni team IT sparsi per il mondo, intenti a risolvere problemi imprevisti e a garantire che i sistemi critici continuino a funzionare senza intoppi. La preparazione e la pianificazione saranno, come sempre, le nostre migliori difese contro il caos. Eppure, dobbiamo accettare che la tecnologia è un costrutto umano, imperfetto e fallibile. Ogni bug, ogni problema, è una sfida che ci ricorda la necessità di vigilanza continua e di innovazione. Mentre ci avviciniamo al 2038, possiamo guardare al futuro con un misto di prudenza e ottimismo, consapevoli che la nostra capacità di risolvere problemi è pari solo alla nostra capacità di crearli.

Il Bug dell’Anno 2038 non sarà dunque la fine del mondo. Sarà un ulteriore capitolo nella lunga storia della nostra danza con la tecnologia, un altro test della nostra ingenuità e determinazione. E, come sempre, l’umanità troverà un modo per superare anche questa sfida, guardando avanti verso nuovi orizzonti tecnologici con rinnovata fiducia.

fonte: wired.it/article/19-gennaio-2038-apocalisse-software.

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